IL POSIZIONAMENTO SU GOOGLE È DRASTICAMENTE CAMBIATO
Per molto tempo, le classifiche delle parole chiave erano il punto cardine di qualsiasi campagna SEO. Nella maggior parte dei casi rappresentavano la metrica primaria per giudicare le performance di un sito.
Circa cinque o sei anni fa, disponevamo di molte più informazioni sulle parole chiavi che gli utenti utilizzavano per raggiungere i nostri siti web. Tutte queste informazioni erano disponibili su Google Analytics, e chiunque poteva accedervi con un’accurata ricerca delle stime grazie al programma Keyword Tool di Google.
Il primo grande cambiamento di Google è stato il passaggio alla ricerca criptata e la scritta indesiderata “not provided” che appare spesso su Google Analytics.
Questo ha creato un effetto domino su molti software SEO, rendendo i loro strumenti meno efficaci per misurare l’impatto delle ricerche organiche ad un livello granulare.
Successivamente, Google ha deciso di trasferire le stime delle ricerche all’interno del programma Keyword Planner per mostrare l’ampia gamma delle stime. Invece di mostrare quanto una parola chiave sia stata cercata per 1,400 volte al mese, Google mostrerà che è stata cercata da 1000 a 10.000 volte in un mese. Tutto questo non è granché utile.
Questi cambiamenti hanno costretto i marketer ad adattare le loro strategie SEO a concentrarsi di meno sulle parole chiave e di più sugli argomenti nella strategia di content marketing.
Le classifiche delle parole chiave non sono precise
Una delle critiche mosse maggiormente nella classifica dei dati riguardanti le parole chiavi, è il fatto che sono poco accurate. Lo hanno dichiarato molti imprenditori e software providers che tracciano il posizionamento dei dati delle ricerche su Google per mestiere.
I nuovi criteri di ricerca più importanti per il posizionamento su Google, sono tre:
- Personalizzazione
- Device
- Location
Personalizzazione
Al tempo del lancio di Google+, nel campo della SEO si è discusso molto di quanto contasse la personalizzazione nelle ricerche. Anche dopo la fine di Google+, la personalizzazione è rimasta uno dei criteri di ricerca.
Di recente, Google invierà i risultati personalizzati basati sulle cronologie delle ricerche di ciascun utente. Ciò significa che se un utente cerca “macchine elettriche” e visita il sito della Tesla, è molto probabile che in seguito Google creerà una classifica dei risultati su misura che mostri il sito della Tesla in cima.
Se un utente invece, non visita il sito della Tesla questo non accadrebbe e ciò rende molto difficile determinare quale sito si posiziona davvero al primo posto della classifica dei risultati (perché cambia da utente ad utente).
Device e Location
Mentre la personalizzazione gioca un ruolo importante nell’ambiguità del posizionamento delle parole chiave, non è nulla paragonato al ruolo implicito dei fattori delle ricerche come i device da cui si utilizza Google e il luogo.
Uno degli aspetti maggiormente sviluppati da Google nelle ricerche negli ultimi cinque anni, è stato quello di prendere in considerazione dei fattori nelle ricerche che non sono stati esplicitamente cercati.
Per esempio se una persona nel 2010 cercava “ristoranti a Bologna” appariva una lista relativamente generica di siti che o parlavano di ristoranti a Bologna o siti di ristoranti.
Tornando al presente, se una persona adesso cercasse “ristoranti a Bologna” vedrebbe una ricerca molto più approfondita rispetto al passato. Adesso Google è in grado di sapere da quale device un utente ha effettuato la ricerca, dove si trova al momento della ricerca o addirittura se è in movimento.
Supponiamo che un utente sta effettuando una ricerca da un iPhone e sta camminando nel centro di Bologna alle 11:30 di mattina. Google tradurrebbe la ricerca in “Quali ristoranti più vicini sono aperti a pranzo in centro a Bologna?”.
Google troverebbe tutte queste informazioni senza che un utente le cercasse. Come risultato, Google è in grado di eseguire una ricerca dei risultati su misura a seconda della situazione di ogni utente.
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